Einaudi proponeva, al tempo suo, per l'Italia, una via liberale che non imboccammo perché ci era impossibilitata dal contesto storico e politico allora in atto. La storia, d'altronde, non fa i salti, e non vale troppo pensarci. Ciò che però è a me evidente è che la scelta per vari aspetti statalista che fu fatta allora, nel secondo dopoguerra, e che coinvolse in una sorta di "alleanza nascosta" sia le forze di governo sia il grande partito di opposizione, oggi ci ha portato dove siamo, in un cul de sac: in una situazione da sistema bloccato, ingessato, corporativo, ove la torta viene ripartita fra lobby organizzate apparentemente contrapposte ma che in realtà si tengono per mano.
In un sistema sicuramente democratico e pluralistico, ma di un pluralismo appunto corporativo e non conflittuale. Cioè, appunto, non liberale. Con il risultato che tutto ciò blocca soprattutto la crescita, facendo conseguentemente si che la torta spartita sia sempre più piccola. La proposta di Einaudi di una Costituzione diversa, di un sistema economico fondato su un liberismo morale, di una politica che partisse dal basso e non dall'alto, e d'altro canto, la diagnosi precisa e impietosa dei "mali d'Italia", colpirebbero senza dubbio un Renzi ben intenzionato.