Ecco che cosa F. non si stancava mai di guardare e riguardare della vita: quella varietà umana che aveva incontrato e ancora incontrava sulla sua via, quel sovrapporsi di occasioni colte o mancate e di scelte per il sì o per il no che rendevano singolari e imprevedibili le traiettorie di esistenza di tutte queste donne e questi uomini. Era questa la pienezza di umori che F. non aveva mai cessato di apprezzare della vita: una rete intricata di variabili che nessuno schema logico riuscirebbe mai a riassorbire in formule ricorsive e omogenee. È vero, nessuno si può vantare di essere padrone in casa propria, pieno signore del suo intendere e del suo volere; le correnti che muovono il mondo, ci spingono di qua e di là, come gusci di noce in un mare in tempesta; ma proprio questa vena di caos che le scorre dentro, toglie alla vita ogni pretesa di essere in tutto o in parte tracciata secondo direzioni predeterminate. E poiché differenze e variazioni si sprecano nella vita concreta, la logica, la metafisica ed soprattutto un certo tipo di determinismo scientifico, nella loro ingegnosità, risultano del tutto impotenti di fronte alla irriducibile singolarità dei caratteri umani.



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