Il concetto di "opera aperta" venne proposto per la prima volta da Eco in una comunicazione tenuta al XII Congresso Internazionale di Filosofia, Venezia, 1958 (la comunicazione fu pubblicata negli Atti del Congresso, Sansoni, Firenze 1961, e ripubblicata da Eco nel suo La definizione dell'arte, Eco [1968-1972: 163-170]). L'arte, "come fatto comunicativo e di dialogo interpersonale", si fonda su una "dialettica di 'definitezza' e 'apertura' " (ivi: 164), nel senso che da una parte l'artista "pone capo ad un oggetto compiuto e definito, secondo un'intenzione ben precisa", dall'altra parte l'oggetto artistico "viene fruito da una pluralit� di fruitori ciascuno dei quali porter� nell'atto di fruizione le proprie caratteristiche psicologiche e fisiologiche, la propria formazione ambientale e culturale" (ivi: 163). Ma, per esempio, nelle poetiche del simbolismo francese, nel peculiare simbolismo delle opere di Kafka, nelle opere di Joyce � proprio l'artista ad esaltare questa 'naturale' apertura della comunicazione estetica, proprio l'artista mira "a favorire non tanto la ricezione di un significato preciso, quanto uno schema di significato", a comunicare l' "ambiguo", il "polivalente", a far s� che l'opera si offra "ad un'inesausta possibilit� di lettura" (ivi: 164, 165). Senza dubbio, sottolineava Eco in un altro saggio ("Un consuntivo metodologico") contenuto ne La definizione dell'arte, l'opera d'arte "sta diventando sempre pi�, da Joyce alla musica seriale, dalla pittura informale ai film di Antonioni, un'opera aperta, ambigua, che tende a suggerire non un mondo di valori ordinato ed univoco, ma una rosa di significati, un 'campo di possibilit�', e per ottenere questo richiede sempre pi� un intervento attivo, una scelta operativa da parte del lettore o spettatore" (ivi: 293). Ci� non significa per� che l'opera si dissolva nella pluralit� delle fruizioni, "perch� l'autore stabilisce pur sempre un orientamento di base: alla definitezza di un 'oggetto' viene sostituita la pi� ampia definitezza di un 'campo' di possibilit� interpretative" (ivi: 166). Infine, il modello dell'opera aperta � un modello estetico, esso tuttavia si lascia rapportare "ad altri modelli individuati nell'ambito della cultura contemporanea: dai modelli metodologici della fisica, ai modelli delle logiche a pi� valori, della psicologia, eccetera" (ivi). - Opera aperta (prima edizione: 1962, seconda edizione: 1967, terza edizione: 1971, quarta edizione (economica): 1976) sviluppa l'idea proposta nella comunicazione del 1958, e chiarisce ancora di pi� ed in modo inequivocabile che l'opera aperta costituisce un "modello ipotetico", elaborato sulla base di numerose analisi concrete, utile per indicare una direzione dell'arte contemporanea. - Per un'ampia trattazione del modello dell'opera aperta anche in rapporto con l'itinerario scientifico di Eco e con le teorie della "Leerstelle" di Wolfgang Iser e del "romanzo polifonico" di Michail Bachtin, cfr. Lanza [1998: 91-145].



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