Carico fiscale italiano al 44%, sopra la media Ue di quasi cinque punti. E’ la fotografia scattata dalle statistiche appena pubblicate da Eurostat.
Pressione fiscale cresciuta di quasi quattro punti negli ultimi dieci anni, arrivando al livello dei paesi scandinavi. Dicono questo i dati appena pubblicati da Eurostat, che analizzano le tasse pagate su lavoro, capitale e consumi in tutta l’Unione europea. E consegnano all’Italia una sentenza durissima: il livello della nostra tassazione è fuori controllo. Così il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan spiega la strategia del Governo per uscire da questa impasse: meno tasse sul lavoro e più peso sulle rendite finanziarie.
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La pressione fiscale, nelle statistiche di Eurostat, tiene conto delle tasse e dei contributi obbligatori. In Italia, tra il 2002 e il 2012, è salita di poco meno di quattro punti, passando dal 40,5% al 44%. Un livello altissimo, che ci mette in testa a tutte le graduatorie. Siamo sopra la media dell’Europa a 28, che viaggia al 39,4 per cento. Siamo sopra la media della zona euro, che si attesta al 40,4 per cento. E precediamo quasi tutti gli altri principali paesi dell’Ue.
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Interessante analizzare la ripartizione di questo peso. Eurostat considera tre fonti possibili: tasse sul lavoro, sui consumi e sul capitale. Nel 2012 il carico maggiore è ai danni del lavoro, che paga il 51,1% del totale di tasse, mentre i consumi pagano il 24,7% e il capitale il restante 24,2%. Interessante notare che, negli ultimi dieci anni, il carico sul lavoro è cresciuto di un punto, quello sui consumi è calato di circa un punto e mezzo, mentre quello sul capitale è rimasto costante. Una dinamica che, di fatto, conferma lo sbilanciamento delle tasse ai danni del lavoro, più volte denunciato dall’Ue negli ultimi anni.