Tutti gli uomini e tutte le donne sono filosofi, o meglio, se non sono consapevoli di avere dei problemi filosofici tutti hanno in ogni caso pregiudizi filosofici. La maggior parte di questi sono teorie che essi prendono per scontate inconsapevolmente, o che hanno assorbito dal loro ambiente intellettuale o dalla tradizione. Poiché poche di queste teorie sono professate consapevolmente, esse sono pregiudizi nel senso che sono professate senza un esame critico, anche se possono rivestire grande importanza per le azioni pratiche delle persone e per tutta la loro vita. Costituisce una giustificazione dell'esistenza della filosofia professionale il fatto che c’è bisogno di uomini che esaminino criticamente queste teorie diffuse ed influenti. È questo l’incerto punto di partenza di ogni scienza e di ogni filosofia. Ogni filosofia deve iniziare dalle dubbie e spesso perniciose concezioni del senso comune acritico. Il suo fine è di raggiungere il senso comune illuminato, critico; di raggiungere cioè una concezione piú vicina alla verità e che abbia un influsso meno dannoso sulla vita umana. [...] Credo sia dovere di ogni intellettuale essere consapevole della propria posizione privilegiata. Ha il dovere di scrivere nel modo piú semplice e chiaro possibile e nel modo piú civile possibile e di non dimenticare mai né i grandi problemi che assediano l’umanità e che esigono pensiero nuovo e audace, ma paziente, né la modestia socratica dell'uomo che sa quanto poco egli sa. Contro i filosofi al minuto, con i loro problemi minuti, io penso che il compito principale della filosofia sia di speculare criticamente intorno all'universo e al nostro posto in esso, comprese le nostre facoltà conoscitive e le nostre capacità per il bene e per il male.

K. R. Popper, Logica della ricerca e società aperta, Antologia a cura di D. Antiseri, La Scuola, Brescia, 1989, pagg. 86 e 88-89



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